Dissonanze
Uno psicologo americano, Leon Festinger scoprì nel 1957 un aspetto del pensiero umano che chiamò dissonanza cognitiva. In sintesi l’incapacità di reggere aspetti contraddittori del pensiero e conseguente sofferenza. Se una cosa è A non può essere B, se sono buono non posso essere anche cattivo e così via. Dico questo perché, parlando della sofferenza, vedo che sovente viene dal nostro modo di pensare. Nella nostra scuola abbiamo dei koan dove dobbiamo dimostrare di essere sia A che B, sia un animale che un Budda, essere una cosa e anche l’opposto. Non è poco!
Questi koan ci insegnano ad accettare le contraddizioni in noi stessi e le contraddizioni della vita, a vederle come polarità, a integrarle con chiarezza e ad accettarle anche negli altri. Quando diventiamo l’autosservazione non reattiva come stiamo facendo qui, ci liberiamo dalle trappole del pensiero, sempre in agguato e ne vediamo con chiarezza il movimento assieme alle nostre reazioni.
Stiamo attenti, perché questa incapacità di pensiero dissonante, la possiamo vedere in azione in tante prese di posizione che non cambiano mai, in tanti pensieri che diventano pregiudizi, ideologia e violenza verso noi e gli altri, origine di grande sofferenza. Possiamo essere liberi nelle nostre contraddizioni e nelle contraddizioni del mondo per trasformarlo, proprio perché il mondo è perfetto così com’è, compresi noi, che vogliamo trasformarlo. 
Mario Nanmon