13 gennaio 2010   (Engaku Taino)
 

Ieri pomeriggio a radio3 c’era un giornalista di cui non ho alcuna stima. Ha
scritto un libro nel quale critica alcuni artisti del passato perché hanno talvolta
preso delle posizioni politiche, di sinistra ovviamente, secondo lui sbagliate.
L’altro giorno siamo andati al cinema e Carlo Verdone, nelle vesti di un prete
tornato dall’Africa, al suo superiore al quale va a riferire della missione,
confessa che dove sta lui, più che i preti ci vorrebbe la protezione civile. La
poesia del koan trattato all’ultima sesshin, recita: “Il vincitore e il vinto stanno
a contatto di gomito. Basta saper stare nel luogo che la parola rifiuta”.
Certamente, sia il prete del film che il giornalista non hanno letto Rinzai, il
quale ha spesso affermato con forza di non andare dal maestro di spada con
un libro di poesie e dal poeta con una spada. Perché quanto dicono le
persone che ho citato evidenzia la loro confusione. Un artista, e mettiamoci
pure il prete che dovrebbe occuparsi della via al paradiso, nel momento in cui
entra nel campo relativo non può che comportarsi nel senso relativo: una
volta parteggerà in un modo e poi capiterà di cambiare opinione. Non è detto
che l’accesso all’illuminazione permetta di sapere quale partito votare, in
quale modo educare i figli, come scegliere il partner per sposarsi, quale sia il
film da premiare. Non si può che ragionare e seguire il proprio buonsenso,
tenendo conto che l’illuminazione non attiene al buonsenso e nemmeno al
ragionamento. Un’opera d’arte, se viene dall’assoluto, non ha a che fare col
ragionamento. Così il maestro, quando s’esprime da maestro, in modo
assoluto e non concettuale, mentre in tutti gli altri casi agisce in base alla
propria cultura e alla propria esperienza. E non è detto che sappia costruire le
scuole e gli ospedali, per fare le quali è giusto che intervenga la protezione
civile. É ovvio che un artista, pure se ha dipinto i quadri che hanno segnato
un epoca, al momento di prendere posizione politicamente lo farà in base alla
condizione in cui si trova il proprio paese e secondo le proprie idee, che
niente hanno a che fare con la sua intuizione artistica. Se poi, dopo trenta o
cinquanta, gli storici stabiliscono che appoggiando un certo partito stava
sbagliando perché non sapeva cosa avveniva in Unione Sovietica, col senno
di poi sono tutti buoni a giudicare. É molto importante che ciò sia compreso
nella nostra scuola, non perché si debbano difendere gli artisti che hanno
“sbagliato” politicamente, ma per aver ben chiaro che dal maestro di spada si
va con la spada e dal maestro di poesia si va col libro di poesia. É proprio la
ovvia semplicità che nessuno comprende: distinguere ciò che attiene
all’assoluto da quanto attiene al relativo. Invece, pur essendo così semplice, i
due piani vengono spesso, o quasi sempre confusi. Va da sé che
confondendoli, è tautologico, c’è la confusione.

 
Per Hokuzenko
a mani unite
Nanmon