HAIKU A COLAZIONE: A SHOTAIJI UNA MATTINA DI POESIA HAIKU
In una giornata di ottobre che regalava ancora colori e tepori si è tenuto il secondo laboratorio di poesia haiku. Haiku a Colazione, organizzata da Hokuzenko, è il nome che è stato dato all’iniziativa che si è tenuta presso Shotaiji, a Lequio Tanaro. Qui si è consumato il primo pasto della giornata a base di caffè, di tè e di qualche biscotto profumato. Quindi è iniziato l’incontro sulla poesia haiku con tutti i partecipanti seduti in cerchio sul tatami.
Va precisato da subito che lo haiku ha molto da spartire con la pratica di un meditante e va aggiunto che un cospicuo numero di maestri zen erano (sono) raffinati poeti. Ciò dal momento che il componimento poetico nasce dal fare silenzio e nel creare una sottile capacità di ascolto, nel creare insomma le condizioni per le quali l’ispirazione possa “trovare casa”. Dopo e solo dopo quel momento si adoperano gli strumenti intellettuali per dare forma all’haiku che per essere tale richiede precisi ingredienti. Infatti l’haiku per essere tale richiede una precisa scansione sillabica, l’elemento stagionale (il kigo) e il kireji (la cesura), quest’ultimo dà tensione e movimento alle famose 17 sillabe.
Shotaiji, il Tempio della Grande Felicità, è stato il luogo in cui uno sparuto numero di sorridenti haijin (scrittori di haiku) si sono cimentati con i rudimenti della poesia giapponese breve. Durante l’incontro, condotto da Mario Nammon Fatibene e Dante Bianchi, si sono mostrati gli ingredienti basilari dell’haiku per sentirli vivere e vibrare nella lettura delle opere dei grandi maestri del passato che hanno iniziato e tramandato questo genere poetico da Matsuo Basho (1644-1694) a Masaoka Shiki (1867-1902). Infine come in ogni buon laboratorio, mediante gli strumenti appena appresi, i partecipanti hanno creato quello spazio di ascolto interiore grazie al quale, camminando nella natura circostante, hanno sentito cosa capitava fuori e dentro loro. Così è stato possibile cogliere il prezioso istante presente appuntandolo su una pagina per poter essere poi condiviso con gli altri partecipanti. La conclusione dell’evento infatti è stata la lettura dei propri componimenti fortemente intrisi del presente vissuto e fissato nero su bianco. Non sono mancati commenti sulle proprie opere e sul processo che le ha generate. Insomma una bella mattinata piena di cultura, cordialità e poesia. Prima di congedarsi per tornare a casa, ancora una corroborante tazza di tè.
Di seguito si riportano alcune opere realizzate, volutamente non si citano gli autori dando così al lettore la completa autonomia nella chiusura cerchio.
gusci di noci –
sull’acqua navi della
mia infanzia
attesa d’ora –
cadere di foglie
concerto d’ali
entra dai vetri –
un tiepido sole
è benessere
tra gli alberi
i rintocchi del picchio –
devo andare
Albero secco –
Immagine di quel che
poteva essere
un grillo stanco –
un’ultima canzone
nel campo incolto
nel noccioleto –
rintocchi di campana
muta il sentire
nel dì d’ottobre –
sprofonda nel cemento
quel che fu vita
il picchio insiste –
campana a mezzodì
pronte le tavole
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