Esortazione finale
Nella lettera scritta da un allievo qualche giorno fa, che pubblicherò in parte sul prossimo notiziario, a proposito dei gatti che sono sul prato davanti casa che vengono e vanno a loro piacimento, dice: “Probabilmente anch’io sono un gatto perché vengo per certi periodi e improvvisamente sparisco. Quando ritorno ci si saluta, o almeno sono accolto come se ci fossimo visti poco tempo prima, come se non fosse successo niente”. La vita dei padri e dei maestri ha fra i suoi scopi far crescere i figli e i discepoli affinché siano liberi e in grado di lasciare la casa. Come io mi presento da mia madre all’improvviso e dopo dieci minuti mi prepara una pastasciutta, senza chiedermi dove sono stato fino a quel momento pur non vedendoci da due mesi, si deve essere preparati agli altri che se ne vanno e tornano quando vogliono. Se non acquisissero questa libertà non sarebbero figli o allievi cresciuti bene.
Così in ciò che l’allievo vede come una negligenza nei confronti del maestro, c’è la dimostrazione che non ha ancora capito bene. In fatti non è ancora così sicuro di sé se ha bisogno di chiedere scusa perché non ha acquisito la capacità di muoversi liberamente. Cioè sapere da sé ciò che è bene fare per sé senza dimenticare l’educazione e la gratitudine. E si acquisisce soltanto quando si è maturi. Maturi significa saper agire da noi stessi, lasciando che agisca il vero uomo che ciascuno di noi è, capire di entrare e uscire liberamente dall’agglomerato di carne rossa che è il nostro corpo. Soltanto questo, solo di questo ci si deve preoccupare. Comportarsi educatamente ma liberamente.
I due comportamenti non si escludono l’un l’altro. Non è che siccome sono libero faccio come mi pare e mando a quel paese tutti quanti: non è affatto così. Raggiungere la completa libertà, rende gentili e premurosi nei riguardi degli altri, non è il contrario. Perciò se uno sente di comportarsi come i gatti, perché è il suo modo di agire, lo faccia. Se invece ci si sente più vicini ai comportamenti di altri animali, si adotti quell’altro modo. Non ci sono delle discriminazioni, non ci sono animali buoni e animali cattivi. Ognuno può essere quello che vuole basta scoprire da sé chi si è in realtà.
Engaku Taino – Sesshin del 5/6 Maggio 2001