Esortazione dopo Junkei
Su il Manifesto di qualche giorno fa, uno scrittore ha riferito di aver rinunciato a mangiare la carne da alcuni mesi. Inoltre per disinteresse e per resistenza, fa a meno dei prodotti che vengono pubblicizzati in televisione. Invita poi i suoi lettori a segnarsi tutti i prodotti che vengono pubblicizzati in televisione per evitare di acquistarli.
Fa piacere vedere che altri comprendono che l’essere umano deve impegnarsi nel lavoro di fare a meno. Il primo impegno del praticante buddista è riuscire a riconoscere l’anatta, cioè che non c’è alcuna essenza, non c’è alcun io, e perciò niente a cui attaccarsi. Il primo esercizio, nel primo istante in cui il praticante si siede sul cuscino, è concentrarsi sul respiro e far cadere i propri pensieri. Nessun altro lavoro è così fondamentale nello zen come il liberarsi da qualunque attaccamento, compreso l’attaccamento a sé.
Nella filosofia occidentale si fa risalire al io penso il fatto di essere. E cioè io penso dunque sono. Nello zen invece, si comincia a conoscere la propria vera essenza il momento in cui si riesce a non pensare.
Entrando nello zendo già si lascia fuori tutto ciò che si è portato dalla città. Sedendosi sul cuscino si deve lasciare tutto quello che ci si è portati dalla nascita fino a ritornare alla propria origine. Per arrivare all’origine c’è bisogno di staccarsi da tutto per vedersi completamente nudi. Quando si entra nella fontana si ha ancora tutto addosso. Invece, come dice Huineng, bisogna vedersi come si era prima che i genitori fossero nati. Ecco che parlando di non mangiare la carne e di boicottare la televisione, si richiama al praticante il proposito di riuscire non solo a eliminare alcuni prodotti superflui ma a eliminare tutto per sentirsi uno con il vuoto assoluto.
Engaku Taino – giovedi 16 agosto 2001