Dopo alcuni mesi che non vi andavamo, ché c’era ancora tanta neve, questa mattina siamo saliti al Terminillo. Volevamo vedere la montagna e sentire l’aria della fine estate e inizio autunno. Io conosco il Terminillo soprattutto nella sua veste invernale, per alcuni anni ho fatto il maestro di sci e ogni anno si va a scalare sulle pareti coperte di neve e ghiaccio. Vedendo la montagna così asciutta ho ricordato l’affermazione di Rinzai, spesso ripetuta da lui e qui a Scaramuccia: essere liberi di entrare e uscire dalle situazioni. Certo, le montagne non si muovono, stanno ferme e danno l’immagine dell’immutabilità. Invece, cambiano: d’inverno la neve, la primavera i fiori e l’autunno lo splendore delle foglie colorate. Semplicemente, senza nessuno sforzo, assumono tanti diversi aspetti. Non sono certo io a scoprirlo: se ne accorge chiunque frequenta i boschi e le montagne. Ma non tutti riescono a realizzare la libertà che permette di uscire ed entrare nelle situazioni. Certo, appena arriva la stagione fredda s’indossano vestiti più pesanti, si chiudono le finestre, si bevono bevande calde invece che ghiacciate e senza pensarci entreremo anche noi in un’altra condizione. Però, a vedere bene, così come le montagne sono sempre uguali, siamo sempre gli stessi pure noi. Allora, così come si osserva nella montagna, anche nel nostro invecchiare c’è l’essenza che non cambia, che a ognuno di noi fa decidere cosa indossare o non indossare, in senso metaforico o reale, a seconda delle situazioni. La scoperta del sé, o del vero uomo di Rinzai, rende liberi di muoversi nella maniera appropriata. Alle montagne ci vuole poco per essere libere, nessuno le può cambiare, nemmeno gli esseri umani che costruiscono case, funivie, alberghi e rifugi. Aspettando, e le montagne sanno aspettare, tutto decadrà e sparirà. Così è per tutte le sovrastrutture che ognuno di noi s’è messo addosso. Il momento in cui si riesce a liberarsi del superfluo e ad entrare nella realtà, si ha l’esperienza della completa libertà.
Taino 9 Settembre 2009