Coltivare il campo del cuore
Ieri si è svolta quella che una volta si chiamava la ‘Festa del raccolto’ quando la gente esprimeva la propria gratitudine per i doni della natura e la gioia per il nuovo raccolto. Dopo la guerra, la ricorrenza è stata chiamata ‘Festa del ringraziamento dei lavoratori’ e adesso viene messa ancora maggiore enfasi sul lavoro umano. Ma, in futuro, quando, con la completa automazione, tutto sarà costruito dalle macchine, mi chiedo, per cosa si sentiranno grati? E come useranno le ore libere che si verranno così a creare?
Un giorno, un monaco poco ortodosso che si esercitava all’ascesi facendo lavori agricoli, rimproverò così il Buddha: “Tu non mangi i frutti del tuo lavoro, ma vivi della carità della gente. Questa non è una cosa giusta.”
Il Buddha rispose: “Coltivo il campo tutti i giorni.” Il monaco disse: “Dimmi quando, come e cosa coltivi.” Il Buddha rispose con tranquillità: “Coltivo il campo del cuore della gente, vi semino i semi della fede buddista, estirpo le erbacce delle passioni terrene che vi crescono e faccio in modo che la gente colga il raccolto dell’illuminazione. Quindi vedi che anche io coltivo il campo tutti i giorni.”
Da giovane, consideravo questo detto del Buddha come una specie di sofisma e infatti, leggendolo, mi sentivo imbarazzato. Ma oggi la nuda realtà che vediamo attorno a noi è che il campo più abbandonato è proprio quello del cuore della gente.
Sono convinto che, in futuro, i nostri sforzi debbano essere diretti non tanto alla produzione di beni materiali quanto alla cura del cuore degli uomini, aumentando così quel raccolto spirituale veramente degno di essere coltivato.
Yamada Mumon (1900-1988) – 24 novembre 1963